Redatto il 6 maggio 2017 – aggiornato e modificato il 16 febbraio 2018
Gli scenari della GD elaborati visitando “Il Centro” (commerciale) di Arese:
Il cibo – possibilmente biologico – è “in”.
Ed è ovunque.
Dell’aumento dell’offerta di ristoranti e bar a Milano abbiamo già parlato abbondantemente , in numerosi articoli.
Ma anche chi , fino a ieri, vendeva solo non food ora si sta lanciando nel mondo del cibo.
Qui sotto vi proponiamo alcuni scatti eseguiti nel Garden center Viridea , ad Arese (Milano), presso “Il Centro”:
vi si vende di tutto, dalle piante ai biscotti.
Con la possibile presenza di Davide Oldani…!
Il non food invece è “out”:
nella GD tradizionale (ipermercati + superstore + supermercati) è in crisi, tanto che Carrefour – l’inventore degli ipermercati, dove il non food era preminente – ha deciso di concentrarsi sul cibo, proponendo anche nuovi format che abbracciano , oltre alla vendita di prodotti freschi e confezionati, anche la ristorazione.
I distributori nostrani sono stretti nella morsa degli specialisti (GSS:Grandi Superfici Specializzate, di Amazon e dei discount.
Concentriamoci sul non food (che vale 100 miliardi di €) , perchè è lì dove le grandi superfici stanno soffrendo di più e dove esistono i maggiori spazi da riconvertire o da chiudere.
Nei discount ,da sempre, i prodotti non alimentari non hanno uno spazio ben definito all’interno dei negozi ma vengono usati come “arma promozionale”:
il non food da Aldi finisce su un volantino della catena ogni quindici giorni: i prodotti entrano e dopo 15 giorni, vengono sostituiti con altri prodotti non food.
Lidl pubblicizza queste promozioni anche in tv.
La risposta dei distributori tradizionali (es.: Pam, Esselunga, Iper di Marco Brunelli, proprietario anche di Unes) è incentrata sui prezzi bassi nel cibo perchè :
- il food, per un supermercato, rappresenta più del 90% del suo fatturato (*) ed è quindi il suo core business
- nel non food , la GD fa fatica ed è in ritardo, soprattutto nei confronti di Amazon.
(*) la percentuale scende negli iper. Da Carrefour che ha superette, supermercati e iper, l’alimentare pesa l’83%
Nel non food , Iper, da tempo, sembra aver preso come esempio virtuoso la svizzera Migros che ha cercato di coprire – nel food e soprattutto nel non food – tutti i settori..
Gli spazi specializzati di Iper, situati all’esterno degli ipermercati, sono ben curati
I problemi per il non food di Iper sorgono invece all’interno dell’ ipermercato
per tre motivi:
1. il non food è raggruppato in un’area autonoma, slegata dal cibo .
Esso non è integrato, come lo era in Esselunga, al food. Ad esempio in Esselunga – sul modello americano della Dominick’s di Chicago – i casalinghi erano davanti alla pasta.
2. Il non food di Iper è concorrenziato, nell’assortimento, dal suo stesso centro commerciale:
questo vale soprattutto nel tessile e negli articoli per la casa dove le superfici specializzate hanno delle profondità di assortimento con le quali l’Iper di Marco Brunelli, non può competere.
Nel cibo invece, a parte Picard , Domori (gruppo Illy) e Signorvino, ci sono pochissimi specialisti.
3. Le superfici specializzate competono con l’Iper di Marco Brunelli sull’assortimento ma anche sul prezzo.
Ciò si vede dalle foto seguenti scattate da Primark, i cui prezzi sono stracciati
E secondo noi il fatto che il non food sia alla fine dell’ipermercato e non all’inizio come negli iper “normali”, alla francese, la dice lunga su come gli Iper possano, nel tempo, diventare dei superstore, un format importato dalla Dominick’s di Chicago.
Non a caso all’entrata dell’Iper di Arese, invece del “solito” non food, si trova la frutta e verdura (con altri reparti del fresco e la ristorazione).
Questa possibile mutazione verso il format dei superstore non mette gli ipermercati al riparo dalla minaccia di Amazon, degli specialisti e dei discount…
soprattutto ora che Aldi si affaccia con la previsione di aprire 45 punti di vendita sul territorio italiano
Aldi, nel mondo, ha 5’900 punti di vendita e fattura 80 miliardi di €.
Personalmente ho visitato Aldi recentemente sia in Svizzera che in Austria.
Aspetto la prima apertura di Aldi in Italia, il primo marzo 2018, per analizzare la loro offerta nel nostro paese.
Mi dicono però (fonte Luigi Rubinelli ) che in Aldi il non food abbia un’incidenza del 30%. E ciò nonostante non si tratti di un assortimento permanente ma solo promozionale (in and out, come già detto sopra).
Questo, con i fatturati di Amazon, potrebbe essere uno spunto per la GD tradizionale, che – a mio modesto parere – deve reinventarsi. In questo momento, dall’inizio dell’anno, sta mettendo a segno un – 4, 67%.
N. B.: in Italia i discount oggi fatturano 12,2 miliardi di € con una quota del 17,3% della grande distribuzione.
Molti superstore non sanno più come riempire i propri spazi non food.
Ciò è visibile a occhio nudo.
Sotto le eccedenze natalizie del non food del Famila (gruppo Unicomm- Selex) di Bergamo, visitato a gennaio 2018
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