Starbucks e Nestlè hanno siglato un accordo globale per la vendita dei prodotti Starbucks confezionati come Starbucks Via (caffè solubile) o il tè Teavana nella GD.
Si stima che il giro d’affari di questi prodotti sia pari a 2 miliardi di $.
Nestlè assumerà 500 persone di Starbucks.
I prodotti di largo consumo, come il caffè (in grani e solubile), non crescono molto e Nestlè non raggiunge i suoi target di fatturato da svariati anni.
E Mr. Starbucks, Howard Schultz, il 6 settembre sul Corriere si è espresso così:
Domanda:
Nestlé ha versato 7,15 miliardi di dollari per i diritti di vendita dei prodotti Starbucks sui mercati mondiali. Un investimento enorme.
Risposta:
«È un accordo chiave che dà una sterzata alla strategia dei due gruppi, un’opportunità per loro e per noi. Nestlé con Nespresso è il numero uno mondiale delle macchine da caffè per la casa, non è mai stata associata ad altri marchi. In più ha una rete capillare di distribuzione nell’alimentare. Porterà nelle famiglie le capsule con marchio Starbucks — compatibili con le loro macchine — e i nostri prodotti nella grande distribuzione. È vero, il gruppo svizzero ha pagato oltre 7 miliardi ma Starbucks gli dà l’opportunità di entrare in nuovi mercati, per esempio la Cina attraverso la catena di “store” Starbucks. Poi l’intesa si estenderà anche agli Stati Uniti. È stata solo la prima mossa sullo scacchiere globale dei mercati. E grazie a questa, d’altronde, il nostro caffè arriverà anche in Italia: sugli scaffali della grande distribuzione, nei negozi, nei ristoranti e attraverso il catering. Per entrambi l’accordo è di grande rilievo e rappresenta un modo diverso di fare innovazione, di pensare fuori dagli schemi. Innovare non vuole dire solo studiare nuove tecniche. Ma sapere cambiare le cose. Questo deve essere lo spirito di un imprenditore».
Coca-Cola sembra anche rispondere all’accordo con Nestlè comprando Costa Coffee.
Con questo deal, il colosso basato ad Atlanta, non solo entra nel comparto delle bevande calde, come ha detto il Ceo di Coca-Cola, ma fa un passo da gigante nella ristorazione veloce ma anche nella distribuzione diretta perché Starbucks – attraverso i suoi locali, che sono anche negozi – vende i prodotti a marchio privato Starbucks (caffè in sacchetto, caffè in capsule, tè, cioccolato biscotti, tazze, piatti pronti, etc.).
Non si tratta di un test, come nel caso di Ferrero (Nutella cafè) o di Barilla (ristoranti), ma dell’acquisto di una catena di 3’800 caffetterie/ punti di vendita, in 32 paesi, con:
1 grandi sinergie per gli attuali prodotti di Coca-Cola ( bevande gasate ma anche succhi, acque, bevande energetiche nelle quali, nel tempo, Coca-Cola ha differenziato molto)
2 grandi potenzialità per eventuali nuove linee di prodotti.
Per dare un’ ordine di dimensione Starbucks ha 29’000 punti di vendita , Pret à Manger ne ha 530, Illy ne ha poco più di 200, mentre Ferrero, oltre ai 3 attuali Nutella cafè, gestisce 250 negozi Thornstons.
Inoltre la ristorazione è data in grande crescita: già nel 2016, negli USA, gli americani avevano già consumato più pasti nei ristoranti o nei fast food che a casa.
E la crescita della ristorazione, rispetto alla stasi dei prodotti di largo consumo, è confermata anche dall’indicatore del consumo di caffè e dall’andamento dei centri commerciali italiani.
Grazie Fabrizio Calenzo e ad Alessandro Capocchi
Prima stesura : 4 settembre 2018


