Articolo pubblicato il 19 giugno 2021 ed aggiornato il 4 giugno 2023
Premessa : nel “carrello della spesa, nel nostro paese, più di 22 mila referenze hanno l’Italia in etichetta” ma, purtroppo ciò non vuol dire che gli ingredienti di questi prodotti siano italiani.
E ora partiamo da questa notizia: il governo francese fa orecchie da mercante sull’etichettatura del miele.
Dal 1° gennaio 2021, sui barattoli di miele ci dovevano essere scritti i paesi di provenienza del nettare, classificati in ordine decrescente.
La legge (EGalim) era stata votata nel 2018.
Bloccata per un cavillo burocratico, era stata poi varata nel 2020.
Ma, alla fine, il decreto attuativo non è mai stato pubblicato.
E quindi sul miele, venduto in Francia, rimane la dicitura UE o “non UE”, senza specificare – in modo chiaro – il paese d’origine (Fonte : Le Monde).
Sotto l’ esempio di etichettatura poco chiara dell’olio d’oliva, in Italia in un supermercato di Milano.
Intanto le importazioni di miele , in Francia, salgono (35’000 tonnellate), in guerra con una produzione francese stimata a 18’000- 20’000 tonnellate per un consumo interno totale di 40’000.
Mancano i dati dell’export.
Ma soprattutto non si capisce come verranno tutelati gli impollinatori, visto che il piano che dovrebbe proteggerli e che era stato promesso dal ministro dell’agricoltura ad agosto 2020, non si è ancora visto.
Tra questi paesi c’è la Francia.
La pericolosità dei neonicotinoidi è stata ribadita dalla UE, nonostante l’opposizione di Bayer -Monsanto, che l’anno scorso, ha speso 4,25 milioni di € per fare lobbying a Bruxelles.
Il caso del miele ricorda un pò le manovre di Lactalis sull’origine del latte, totalmente “annacquata” dalla mancanza di trasparenza.
Sarebbe quindi urgente un’ etichettatura europea sul cibo, armonizzata tra paesi, che indichi l’origine chiara delle materie prime. Per difendere la qualità dei vari produttori dei paesi europei da una legislazione “a macchia di leopardo” (ogni settore e ogni paese ha regole diverse).
La Ue doveva decidere nel merito entro il 2022, vedi Etichettatura UE : svolta strategica su latte, carne e pomodoro?, anche se è sospettata di non voler la provenienza in etichetta.
E con essa gran parte del mondo della produzione, che la vede come un costo, che le toglierebbe “flessibilità”. L’italian sounding , generato in Italia, a breve è sicuramente redditizio, ma il giro d’affari di prodotti italiani falsi è in aumento e il rischio per i prodotti italiani veri, ad es. DOP, è reale.
Nella realtà l’etichettatura cel cibo è bloccata dall’Italia, e sicuramente questo non è un fatto positivo per la salute dei cittadini europei.
Nella confusione che regna rischiano di prendere il sopravvento prodotti di pessima qualità.
Il miele ne costituisce un’ottimo esempio: secondo le analisi condotte da novembre 2021 a febbraio 2022 su 320 lotti di miele, importati da 20 paesi, sulla base di un campionamento random ben 147, pari al 46%, sono risultati adulterati.
Si parla di miele adulterato quando dalle analisi risulta l’aggiunta di sostanze come: acqua o zucchero, e proprio quest’ultimo è il più frequentemente usato per aumentare il volume del prodotto.
Conclusione:
- Gli ostacoli alla trasparenza sulla provenienza del cibo vengono anche dai singoli stati, non solo dalla UE.
- Le frodi, con prodotti extra UE scadenti sono all’ordine del giorno ciò avviene nel cibo, vedi ad esempio maxi sequestro di pomodoro egiziano con pesticidi spacciato per italiano(ma vedi anche “pomodoro: come si distrugge l’eccellenza del Made in Italy”), nell ‘olio d’oliva, spacciato per extravergine, nel pesce o anche nel non food. Una definizione chiara è fondamentale anche per il vino, che, senza chiarezza, rischia di “essere annacquato”, ledendone la qualità e l’immagine.
Con l’etichettatura chiara sull’origine le frodi potrebbero essere arginate meglio.
Almeno nella distribuzione, nella ristorazione è molto più complicato.
Guardando la situazione dell’etichettatura dei prodotti alimentari sorge il dubbio che molti produttori, italiani e non, siano favorevoli alla diffusione di prodotti pseudo-italiani.
Nel 2023 si sta facendo un piccolo passo in avanti, almeno su alcune denominzioni di origine : Dop e IGP : nuove norme in arrivo.
Sotto un’etichetta abbastanza chiara del cioccolato della Coop Svizzera, con l’origine delle materie prime, in ordine decrescente.