Pubblicato l’8 gennaio 2022 ed aggiornato il 13 settembre 2022
Leggi : Il Nutri-Score si evolve e cambia l’algoritmo: così l’olio extravergine diventa salutare.
Un segnale molto positivo per l’etichettatura in un’Europa divisa sull’argomento.
Premessa : nel 2022,l’ Unione Europea deve statuire sull’etichettatura del cibo .
Si tratta di un tema che incide sulla salute dei cittadini europei.
Ci vorrebbe l’etichettatura d’origine del cibo. Lo abbiamo già detto. Anche perchè in mancanza di una regolamentazione certa assistiamo a piccole-grandi guerre sull’origine di provenienza degli alimenti.
Si tratta di lotte che avvengono in Italia ma anche in Francia. E sulle quali, ovviamente, non esiste un accordo UE.
In questo contesto di grande incertezza sei paesi europei (+ la Svizzera) hanno adottato il Nutriscore , una classificazione che da un giudizio sui prodotti in commercio (da A , accompagnata dal colore verde = + buono per la salute, a E, accompagnata dal colore rosso = – buono per la salute).
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Tutto ciò detto, sull’etichettatura degli alimenti le insidie del consumatore europeo sono molteplici poichè, oltre alle bagarre sull’origine del cibo, esistono:
- i finti prodotti artigianali (uno dei casi più noti fù Grom, poi venduta a Unilever).
- i finti prodotti naturali.
- i prodotti che sono spacciati per italiani e non lo sono.
- i finti prodotti ecologici.
- gli articoli da produttori che utilizzano lavoro minorile
- i prodotti provenienti da deforestazione
- i prodotti da pescatori che non agiscono in modo sostenibile, con ambiguità che rischiano di mettere a rischio anche la nostra salute.
- Il Nutriscore ha diviso il mondo dell’alimentare in due:
da una parte delle multinazionali come Nestlè , Unilever e 270 scienziati europei che spingono per la sua adozione.
Dall’altra Federalimentare, Coldiretti ma anche colossi come Lactalis o Ferrero, che vi si oppongono.
Nella distribuzione italiana anche Coop e Conad sono contrarie al Nutriscore.
Non entro nel merito di come venga stabilito il Nutriscore, non sono un tecnico dell’alimentazione.
Mi limito a far presenti alcune problematiche.
Sul Nutriscore penso che questa etichettatura ha il pregio della semplicità.
Ma questa essenzialità è anche il suo grande difetto.
Come dice Mario Gasbarrino : “non esistono soluzioni semplici a problemi complessi”.
Sotto: lo scaffale delle salse della Coop Svizzera, dove si vedono i prodotti Nestlè con il Nutriscore: in Europa 500 aziende alimentari hanno adottato volontariamente questo sistema di etichettatura, detto anche a semaforo.
In mezzo ai prodotti della multinazionale di Vevey si trova la Bull’s eye sauce della Kraft Heinz, senza Nutriscore.
Cercando di informarmi ed approfondire, in un dibattito sul Nutriscore , un argomento ostico anche per gli addetti ai lavori, ho chiesto sui social se ci fosse un database sui prodotti e più chiarezza sull’argomento.
Ed ecco spuntare un database francese , che però non è completo, non è gestito dalla UE, e in cui si vede che nella galassia di Nutriscore c’è tantissima confusione : basta cercare la parola huile d’olive (olio di oliva) e si capisce che alcuni tipi sarebbero classificati come molto “sani”, altri no.
Come mai?
Non si sa.
La discussione verte poi sul giudizio – secondo me assoluto – che ogni consumatore può percepire guardando l’etichetta Nutriscore : se il prodotto ha una A è “buono”, se ha una E è “cattivo”.
Mi viene risposto, più volte (quello sotto è solo un’ esempio), che il prodotto va valutato all’interno della sua categoria.
Ma , come dice Gasbarrino. “un rosso rimane un rosso ed un verde rimane un verde nella testa del cliente a prescindere… e quindi la disinformazione (o il condizionamento) prevale“.
Per me un consumatore non sa neanche cosa sia una categoria!
Si tratta di una terminologia per professionisti del settore.
Il dibattito è poi ideologizzato; la Ferrero, contraria al Nutriscore, ad esempio, viene demonizzata.
Faccio presente che il problema non è la multinazionale di Alba ma la comprensione del Nutriscore da parte dei consumatori.
E che – ad esempio – in Esselunga, pochi clienti guardavano il prezzo al kg, presente in etichetta. Troppo complicato.
La maggioranza guardava solo il prezzo finale, a prescindere dal peso.
I consumatori non sono ne mai saranno dei tecnici. Non hanno tempo, neanche per cercare di capire la provenienza dei prodotti che acquistano (e alcuni produttori e distributori se ne approfittano). Figuriamoci di approfondire questioni complesse come quelle relative all’etichettatura.
La posta , anche in termini di fondi a disposizione, è alta :
” L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato una bozza di parere scientifico che farà da base per lo sviluppo di un’etichetta nutrizionale armonizzata (leggi la bozza qui).
Ma anche per elaborare, finalmente, i profili nutrizionali per limitare l’uso delle indicazioni nutrizionali e sulla salute sui prodotti alimentari in base alle loro caratteristiche.
Uno strumento che sarebbe dovuto essere pronto addirittura nel gennaio del 2009 (regolamento CE 1924/2006, articolo 4), ormai quasi 13 anni fa, per evitare che prodotti zeppi di zuccheri e/o grassi potessero vantare effetti positivi per la salute aggiungendo un po’ di vitamine o minerali.
Come invece accade ora”…
L’ ’etichettatura nutrizionale obbligatoria e armonizzata si troverà nella «parte anteriore della confezione per consentire ai consumatori di fare scelte alimentari informate, sane e sostenibili» e sosterrà gli Stati membri e le parti interessate «nei loro sforzi sulla riformulazione e sull’attuazione di politiche efficaci per ridurre la commercializzazione di prodotti alimentari malsani».
E «la Commissione sta intraprendendo una revisione della politica di promozione dei prodotti agricoli, nell’ottica di potenziare il proprio contributo alla produzione e al consumo sostenibili, e in linea con il passaggio a una dieta con più verdura, meno carni rosse e lavorate e altri alimenti legati al rischio di cancro, più frutta e verdura».
Il piano prevede lo stanziamento di 4 miliardi di euro per la prevenzione del cancro.
Non proprio pochi soldi. Ma, a prescindere dal denaro, ricordiamoci che da come viene indirizzata la politica degli alimenti dipenderà molto anche la nostra salute.
N.B.: Federalimentare (Confindustria) e Coldiretti hanno proposto un’etichettatura alternativa al Nutriscore, il Nutrinform, in azzurro sotto, che è stato adottato , in Italia, da Ferrero .
Conclusione
E’ bene che si cerchi di combattere contro il cancro e anche che al Nutriscore venga aggiunto un segnale sugli alimenti ultraprocessati ma forse, a monte, bisogna prima di tutto fare più chiarezza sui criteri che verranno utilizzati per l’ etichettatura degli alimenti.
Cosa si può fare?
- informarsi correttamente e cercare di divulgare notizie esatte. Il primo problema di questo Paese è l’ignoranza su temi così importanti. Servirebbe quindi innanzitutto un dibattito, non ideologizzato, sui principali media (tv, giornali, etc).
- Poi , una volta aperta la discussione, il consumatore potrebbe votare con il portafoglio : nei confronti di Barilla 100% grano italiano la volontà dei consumatori ha primeggiato, quindi i consumatori potrebbero avere la meglio in altri casi.
Ma, come dice giustamente Il Fatto Alimentare, alcune lobbies preferiscono che il dibattito non abbia luogo, in una situazione che ormai è diventata eminentemente politica ma della quale il grande pubblico sa poco o niente.
Anche perchè dubito che, nel tempo, l’adozione dei profili nutrizionali e del Nutriscore rimarrà una decisione che potrà essere presa su base volontaria.