I Caprotti e i tessuti: il logo della Manifattura, Max Huber, 1958

Negli anni ’50, Bernardo Caprotti interpellò il grande grafico svizzero Max Huber, che avrebbe disegnato il logo per la Supermarkets poi Esselunga, per creare un nuovo logo anche per il suo cotonificio. Il concetto del disegno parte anch’esso, come per la Supermarkets, dall’idea della lettera iniziale – la C – allungata ad arte per contenere il nome completo dell’azienda; in un’altra versione, il nome si sposta in corpo lettera, e nell’occhio della C salta la nuova capretta stilizzata e modernissima.

La famiglia Caprotti, innovazione e tradizione in una manifattura italiana: operai dal carcere di San Vittore

Quando, nei primi anni postunitari, i Caprotti costruirono il primo grande stabilimento nel vero senso del termine, ritrovandosi infine con migliaia di metri quadri di spazio, inizialmente non avevano del tutto chiaro cosa metterci. Probabilmente pensano ad una sorta di “manifattura accentrata”, e a tal fine acquistano diversi macchinari rivolgendosi a vari produttori, tra i quali anche il carcere milanese di San Vittore il cui direttore, Eugenio Cicognani, è personalmente appassionato e ideatore di un telaio a regolatore di nuova concezione, costruito dai detenuti.

Il nostro rapporto con il CIBO negli ultimi 100 ANNI è cambiato molto: come?

Com’è cambiato il nostro rapporto con il cibo negli ultimi cent’anni? Nel primo episodio della docuserie “What We Eat”, prodotta insieme a @foodunfolded con il supporto di EIT Food e cofinanziata dall’Unione europea, ripercorriamo l’evoluzione del nostro rapporto con quello che mangiamo, che è stato stravolto nel giro di un solo secolo